Venerdì 21 marzo 2008
Dopo l’ultima telefonata a Pippone della sera precedente dove mi conferma l’appuntamento all’area di servizio prima di Bellinzona in Svizzera è giunto il momento della partenza per il primo appuntamento stagionale in Europa, il famosissimo treffen belga. Le previsioni non promettono nulla di buono ed addirittura un sito prevede neve fissa su tutto il percorso e temperature polari. La speranza che all’ultimo momento un vento miracoloso spazzi via tutte le nuvole è l’unico appiglio per trovare la forza di partire ugualmente. Sveglia alle ore 3,30 doccia risvegliante ed alle 4,20 sono a cavallo della mia Goldwing stracarica di ogni cosa comprese 2 colombe pasquali per la festa di domenica sera ed esco dal cancello di casa. Il cielo è più nero del solito e sono sparite le stelle che vedevo la sera precedente prima di addormentarmi. Arrivo alle 5,10 al punto di ritrovo e come al solito Pippone puntualissimo è già lì che mi aspetta. Facciamo il pieno alle moto e devo ammettere che la preoccupazione vince sull’entusiasmo per la nostra avventura. In effetti dopo qualche decina di km, in prossimità del tunnel del Gottardo, la temperatura scende bruscamente e compare la neve sull’asfalto complice anche lo scarsissimo traffico. Non è piacevole per nessuno, credo anche per un pilota esperto guidare in quelle condizioni. Mi rendo conto che non ho più Pippone alle spalle, preoccupato lo aspetto e ci fermiamo un attimo nell’area di servizio pochi metri prima dell’ingresso tunnel. Mi aveva anticipato prima di partire che la presenza della neve lo avrebbe fatto desistere, lo vedo infreddolito e scosso e con sincera amarezza e molto dispiacere mi dice che desidera rientrare in Italia. Lo capisco, ci penso un po’, anche a me non piace molto la situazione, ma alla fine decido di tentare e di continuare. Un addetto dell’area di servizio ci dice che dopo il tunnel sarà ancora peggio aumentando la preoccupazione mia e convincendo ancor di più Pippone della sua scelta. Ci salutiamo, vedo Pippone, al primo cavalcavia, invertire la marcia e scomparire alle mie spalle. Entro nel tunnel e per 18 km non faccio altro che pensare a cosa mi aspetterà all’uscita, con mia sorpresa invece trovo la strada perfettamente asciutta, nessuna presenza di pioggia o neve. Penso che il tipo dell’area di servizio sia il solito catastrofista che parla per nulla senza sapere. Purtroppo per me mi devo ricredere, ad 80 km da Basilea in pochi minuti si scatena l’inferno. Mi ritrovo nel mezzo di una tormenta di neve, la strada completamente imbiancata da almeno 15 o 20 cm di neve e devo procedere a 30 km orari con i piedi appoggiati sull’asfalto per essere pronto nel caso di movimenti bruschi ed incontrollabili della mia moto. E’ un calvario, non c’è traffico e devo cercare di guidare la Goldwing nelle tracce lasciate dalle pochissime macchine che sono passate prima di me. Non ci sono mezzi spalaneve all’opera, vedo un tir arrivare alle mie spalle a discreta velocità, mi sorpassa spruzzandomi e ricoprendomi di neve, lo maledico ma poi mi rendo conto che mi da una mano lasciano 2 bei solchi tra le neve, mi ci infilo immediatamente anche se non riesco a tenere la sua velocità e dopo qualche km lo perdo di vista. Rischio di cadere diverse volte soprattutto nelle rampe di accesso o cambio autostrada meno battute ma la buona sorte è con me e mi consente di entrare in città e di oltrepassarla. Appena entrato in Germania il tempo è buono, appare anche qualche sprazzo di cielo azzurro e mi rincuoro pensando che il peggio sia passato. Procedo speditamente verso nord fino ad Offenburg dove lascio l’autostrada tedesca e vado verso sinistra per raggiungere Strasburgo in Francia oltrepassando il fiume Reno che divide le 2 nazioni. Dopo Strasburgo esco dall’autostrada e prendo la statale in direzione Metz. L’ho percorsa diverse volte ed è una strada piacevole, ampia, curve morbide, saliscendi fino al Col du Saverne. A metà salita comincia a nevicare copiosamente, la strada è discretamente trafficata e non ho altra alternativa che continuare a salire, in quelle condizioni non è pensabile girare la moto. Arrivo in cima e mi fermo un attimo per rilassarmi, nevica continuamente, scatto 2 o 3 foto per documentare la situazione che in ogni caso è meno drammatica di quella vissuta in Svizzera. Inizio a scendere e dopo qualche km mi immetto in autostrada sperando di trovarla pulita e poter guidare con più tranquillità. Per complicare le cose ci si mette anche il navigatore che a causa del cielo molto coperto fa una fatica incredibile a prendere i satelliti ed a indicare il corretto percorso. In qualche maniera riesco a seguirlo e mi porta direttamente in Belgio senza passare dal Lussemburgo. Continua a piovere e nevicare con intensità variabile ed a tratti violenta, per complicare le cose a tratti ci si mettono anche raffiche di vento. Si è fatto tardi ed il traffico intorno a Bruxelles rallenta ancora di più la marcia di avvicinamento a Berlare, sede del raduno. Prendo la strada per Gent, il navigatore funziona a tratti e non capisco come mai, mi fa sempre uscire dall’autostrada e rientrare immediatamente. Succede sempre pertanto non lo seguo più e quando mi dice di uscire proseguo diritto tanto sono convinto di avere una precisa idea di dove si trova la cittadina di Berlare. Anche in prossimità della cittadina di Aalst non seguo il navigatore ma mi sbaglio, questa volta l’uscita era quella giusta ed ero a pochi km dalla meta. Esco più avanti a sotto una pioggia mista a neve fittissima percorrendo stradine di campagna buie e strette riesco ad imbroccare la strada giusta chiedendo informazioni alla periferia di Aalst in una friggitoria. Sono distrutto, oramai è buio e con quel tempo sarebbe impossibile montare la tenda, mi fermo sotto la tettoia di un benzinaio e sento squillare il cellulare, è Piermarco che mi chiede notizie, lo informo della situazione e chiedo lui di indicarmi un hotel per la notte, mi indirizza verso lo stesso hotel dove pernotta lui ed Ivo, l’hotel de la gare nei pressi della stazione ferroviaria di Aalst. Torno subito indietro e mi rifermo alla friggitoria per chiedere indicazioni precise, le ricevo e finalmente nel centro della cittadina mi appare l’ingresso dell’hotel, una liberazione quando la signora mi conferma la disponibilità della camera. Una doccia caldissima era la cosa che desideravo di più da diverse ore, mi rimette in sesto e mi ricarica le pile. Esco per fare 2 passi e per cercare un ristorante, mi infilo in un locale veramente carino dove gusto una zuppa di gulasch ed un carpaccio notevoli accompagnati da una birra belga mondiale. Sono molto soddisfatto della scelta e mi riprometto di tornarci, magari la sera successiva, con gli altri italiani presenti al raduno. Rientro in hotel ed aspetto Ivo, Piermarco e famiglia che ritornino da Berlare addormentandomi nel salottino dell’hotel con la televisione accesa. Alle 23 finalmente arrivano e ci fermiamo un po’ a raccontarci le ultime novità ed i rispettivi viaggi. Andiamo a dormire e ci diamo appuntamento per la mattina successiva per andare insieme al treffen.
Sabato 22 marzo 2008
L’arrivo è sempre il momento più bello, il tempo di fare l’iscrizione e cominciano a sfilare i volti noti visti ed incontrati in ogni parte d’Europa. I primi sono Marion e Kewin, abbracci ed immediatamente 4 chiacchiere, poi arriva Fabien, belga, abbracci e pacche sulle spalle, la sagoma di Philippe, francese, è inconfondibile, si avvicina e parliamo subito di raduni ed iniziative per il 2009. Arriva un tipo mai visto, si avvicina e parlando italiano mi dice “ciao, ma tu sei Yoghy, come stai? Come è andato il viaggio?” Di minchiate in giro per l’Italia e l’Europa ne ho fatte diverse ma non così tante da essere famoso e riconosciuto. Mi dice che si chiama Amendolaggine ed a quel punto anche Io posso dire di conoscerlo non di persona ma di fama. E’ un socio italiano che ha vissuto in Irlanda per molti anni ed ora vive in Svizzera. Squilla il telefono, è Gianfranco Cutini che mi chiede se sono arrivato sano e salvo, lui è a Gent per fare acquisti, gli dico di non comperare nulla in quanto sono arrivato con la moto stracarica di cibo e bibite. Lo aspetto e quando arriva torniamo insieme al mio hotel per recuperare la borsa piena di alimenti e tornare poi al treffen per mangiare insieme a Sergio, il presidentissimo. Facciamo un giro sotto il tendone pieno di espositori, come al solito migliaia di accessori, luci, giacche e magliette variopinte riempiono i banconi, i prezzi sono sempre ottimi ed invogliano a comperare. Mi servono un paio di guanti nuovi e li acquisto da un inglese che anni fa mi ha venduto degli ottimi pantaloni, poi dalla nostra Lady Ricami un sottocasco in pile molto utile con le temperature locali. Nel frattempo, avendo deciso di ripartire il giorno seguente anticipando di un giorno il ritorno a causa delle previsioni meteo infernali, Gianfranco decide di smontare la tenda e di pernottare nel mio stesso hotel per essere pronti senza perdere tempo il mattino di domenica. Passiamo la sera a cena in un pub insieme a Kewin e Marion gli irlandesi, le risate favorite dalla birra scura che scorre a fiumi non mancano e continuano fino alle 23.00 quando rientriamo ad Aalst per la notte.
Domenica 23 marzo 2008
Sveglia di buon mattino, carichiamo le moto e dopo colazione alle 7,30 siamo pronti alla partenza. Foto di rito bardati come esploratori al polo nord, Ivo, Gianfranco ed Io scaldiamo i motori e via seguendo il navigatore di Gianfranco. Abbiamo deciso di raggiungere Metz ed a qual punto decidere che strada prendere anche in funzione delle condizioni meteo. Alla partenza il freddo è pungente ma il cielo è limpido e di buon auspicio. Penso e ripenso alla scelta fatta, l’idea di non partecipare alla festa della sera non mi dà pace, è il momento clou di ogni treffen, ho fatto 1000 km in condizioni estreme per esserci ed andare via prima mi sembra una follia. Per consolarmi penso a quello che potremmo trovare durante il giorno sulla strada e poterlo affrontare in 3 è meglio che soli. Corriamo veloci e raggiungiamo Metz dopo aver attraversato il Lussemburgo senza incontrare particolari problemi e traffico. Il ricordo della neve trovata all’andata mi porta a consigliare di scendere verso sud invece di andare verso est in direzione di Strasburgo. Seguiamo le indicazioni per Nancy con l’idea di arrivare a Colmar per poi scendere verso Basilea. I monti Vosgi tra il Reno e la Mosella ci accolgono con la neve che però non ci impedisce di guidare speditamente senza troppi problemi sulla superstrada cha unisce Nancy a St. Diè. Qualche difficoltà per trovare una stazione di servizio, siamo costretti ad uscire per fare il pieno presso un centro commerciale, i problemi con le nostre carte di credito non accettate vengono risolti grazie ad un automobilista che paga con la sua carta di credito prendendo i nostri contanti. Rientrati in superstrada ad un certo la troviamo sbarrata costringendoci ad uscire seguendo un cartello che indica “Colmar par le col” Non abbiamo alternative, andare avanti e provare oppure tornare indietro verso nord in direzione di Strasburgo. Percorriamo qualche decina di km sempre sotto la neve su strade comunque pulite ma ad un tratto il percorso inizia a salire. Io sono davanti e seguendo i morbidi tornanti vado su fino a che la presenza della neve sull’asfalto ed un cartello che indica 6 km di curve rende pericoloso ed impossibile continuare. Mi fermo e piano piano riesco a fare una inversione di marcia, inizio la discesa a cavallo della Goldwing con i piedi a terra pinzando leggermente sul freno anteriore. Mentre scendo con difficoltà rischiando di cadere rovinosamente vedo arrivare Ivo e Gianfranco che si fermano e parcheggiano le moto. Gianfranco scende e viene verso di me, mi fermo e mi ritrovo letteralmente coperto di maledizioni, insulti ed improperi. Non dico nulla e non reagisco perché rispetto profondamente Gianfranco, con il quale ho vissuto l’avventura Pinguinos 2008, sono conscio della tensione provocata dalla stanchezza, dal freddo e da tutte le difficoltà incontrate pertanto reputo anche normale uno sfogo. Gianfranco è un grande e sono sicuro che dopo poco gli sarebbe passata, così è stato. Ritorniamo a valle e fermi sotto una serie di cartelli studiamo cosa fare. Riprendiamo la strada verso nord e dopo St. Diè troviamo una strada aperta per Selestat, centro a nord di Colmar. Si rivela una scelta giusta, riusciamo ad arrivare a Colmar, poi dopo Mulhouse finalmente in Svizzera. Nel frattempo Gianfranco ci lascia avendo deciso di fermarsi poco prima del confine svizzero, lo vedo prendere la rampa di uscita alzando il braccio sinistro in segno di saluto, non sono troppo sereno, pensavo di ospitarlo a casa mia per la notte, la sfuriata del pomeriggio in ogni caso mi ha turbato e non essere riuscito a chiarire il problema non mi fa stare troppo bene. Con Ivo riprendiamo la marcia verso sud, manca ancora molto ed il meteo riserva sempre sorprese. Per non farci mancare nulla appena oltrepassata Lucerna si scatena l’inferno, una nevicata fittissima, fiocchi grandi che si attaccano al parabrezza impedendo una visibilità decente. Con molta fatica andiamo avanti fino ad imboccare il tunnel del Gottardo che appare come una liberazione. Per i 18 km non faccio altro che controllare lo stato delle auto che percorrono il tunnel in direzione nord. Sono lucide, nessuna traccia di acqua o neve, infatti all’uscita troviamo l’autostrada pulita e finalmente si può pensare di guidare in tranquillità. Sono stanchissimo, dal mattino non ci siamo mai fermati, neppure per un caffè. La vista dell’area di servizio sembra quasi guidare la mia moto che si infila nella corsia di accesso. Ivo mi segue e gli dico che se non bevo un caffè e mangio qualcosa non riesco a proseguire, lui ha fretta di tornare e ci salutiamo. Sono uno straccio, gli avventori mi guardano come se fossi un extraterrestre, la moto in condizioni inguardabili, sporca e stracarica, Io che non devo sembrare il modello ideale per uno spot pubblicitario del bagnoschiuma o del sapone. Mi rilasso, ordino 2 tranci di pizza, uno strudel ed un caffè, mangio avidamente osservando ed ascoltando i discorsi delle poche persone presenti. Mancano circa 100 km a casa, un messaggio a Lisa per avvisare che è quasi fatta, un altro a Gianfranco per capire cosa sta facendo e dove si trova. Risalgo in moto, accendo lo stereo ascoltando suoni e parole note, mi sento tranquillo e raggiungo finalmente casa. Nonostante tutto il fascino del treffen belga ha colpito ancora, la prossima volta non mancherò, soprattutto alla festa della domenica sera!!!
Grazie a Gianfranco, Ivo, Piermarco e famiglia, Pippone per aver condiviso con me questa ennesima avventura.
YOGHY